Antonio De Martino: per gran parte delle persone nate e cresciute a Brescia credo non abbia bisogno di presentazioni. Se n’è andato nell’estate del 2025, all’età di 79 anni; il funerale si è tenuto l’8 luglio, una data che coincide con quella di nascita di mio padre. Di solito, quando un uomo scompare, si usa dire: “...con lui se ne va...”. Invece, come spesso accade con gli artisti, sarebbe più indicato affermare che, grazie a lui, rimane. Ha infatti creato arte per decenni, e di essa rimarrà una testimonianza non solo emotiva o introspettiva, ma anche pratica e materiale. L’ultimo vero Carmine che intendiamo noi, di un certo genere, è rimasto per anni nelle mani di chi, come lui, ha saputo conservarne quella particolare identità che abbiamo avuto il privilegio di interpretare a fondo, abitandoci, se non addirittura nascendo lì.
Padre di una famiglia numerosa e molto conosciuta. Alcuni dei suoi figli ho avuto il piacere di conoscerli negli anni Ottanta. Lui, arrivato a Brescia dalla Campania negli anni Settanta, è stato, se non erro, anche il creatore dell’Atelier degli Artisti, che non era un semplice studio, ma molto di più: un punto di riferimento per gli artisti e per l’arte della zona, e non solo. Era come se Antonio fosse riuscito a trasporre la vitalità bohémien e artistica di Montmartre proprio lì, nel Carmine. Forse è stato l’unico artista, senza nulla togliere agli altri, che io sia riuscito a immaginare in tal senso. Quando passavo in Contrada del Carmine, davo un’occhiata all’interno e mi venivano in mente analogie con la Parigi dei primi del Novecento.
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