LA TELEVISIONE CHE GUARDAVAMO NEGLI ANNI OTTANTA


GLI EROI DI HOGAN. Seppur in chiave palesemente e inequivocabilmente ironica e sarcastica, tratta un tema sul quale scherzare non è mai stato facile. Le puntate narrano infatti le vicende di un gruppo di uomini catturati dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale e tenuti prigionieri nello Stalag 13. Un campo di prigionia, non di concentramento. Girata su poco meno di 170 puntate, di circa 25 minuti l'una, la serie è nata solo vent'anni dopo la fine di quella guerra, e comprende, sia nella produzione che nel cast di attori, anche persone che sono state realmente prigioniere dei nazisti. Per gli anni della realizzazione e prima programmazione, si va dal 1965 al 1971, ma in Italia li abbiamo visti anni dopo. HOGAN'S HEROES, questo è il titolo originale, dopo alcune quasi scontate critiche in principio per via di un tema così drammatico, utilizzato inoltre a scopi comici, ha raggiunto in breve tempo vari consensi e un pubblico decisamente numeroso. Nell'insieme, un successo, che forse è andato ben oltre le aspettative degli stessi produttori. Sono trascorsi più di cinquant'anni dai primi ciak di quelle puntate. Quasi tutti gli attori principali sono scomparsi.

La vita, quella vera, si sa, non sempre va bene ed è comica come in certe serie televisive. 
Nel 1978, Bob Crane, che nella sitcom è il colonnello Hogan, viene ucciso in modo agghiacciante, in un caso tra l'altro tutt'oggi (2020) irrisolto. Ed è già morto anche l'unico uomo che sia mai stato sospettato per l'omicidio. Considerando gli anni trascorsi, direi che si può parlare di caso chiuso, in tutti i sensi. Bob Crane si era interessato alla tecnologia dei video amatoriali, che in quegli anni era in estrema evoluzione; passione che potrebbe, indirettamente o meno, essere correlata al suo assassinio. 
C'è da immaginare però che non si saprà mai più nulla con certezza. La violenza a lui riservata e alcuni dati scaturiti dai rilievi, fanno intuire che non sia stato semplicemente aggredito in una lite del momento e nemmeno ucciso per essere derubato, ma che sia accaduto qualcosa di ben più complesso e di premeditato. Di una cosa sola non ha mai dubitato chi ha svolto le indagini, chi si è occupato di lui quella notte ha voluto assicurarsi che morisse. Probabilmente non era un santo, non saprei dire, ma dopo la sua morte, come spesso accade a personaggi noti che scompaiono in modo improvviso ed anomalo, su di lui sono cadute ombre di ogni tipo. Bob Crane ha suonato come batterista, ha fatto il dj, il commentatore in radio, ha recitato in alcuni film e telefilm, ha lavorato spesso in TV, ha avuto per breve tempo un programma televisivo tutto suo e si è esibito dal vivo in spettacoli vari.

Nel 2002 è uscito un film dal titolo Auto Focus, che teoricamente dovrebbe narrare la sua vita dal 1964 al 1978, ossia dall'anno prima del debutto in GLI EROI DI HOGAN, fino alla sua morte. Un film che in realtà e probabilmente non a caso, ha ricevuto critiche e forse qualche denuncia, da chi Bob lo ha conosciuto davvero. Non è il film del secolo, anzi, a dire il vero è una mezza cagata. Poco attendibile su alcuni aspetti e gratuitamente diffamatorio, pare, per quanto riguarda la vita privata di altre persone, non solo la sua. Visto il tema del post però, il film lo segnalo per chi vuole farsi una vaga idea riguardo le vicende di Bob Crane, relative al suo contratto per la nota serie. Diciamo che per chi è interessato a tutte le curiosità riguardanti la serie televisiva GLI EROI DI HOGAN, il film regala qualche informazione in più. In rete su Bob Crane c'è di tutto. Compreso un sito interamente dedicato al suo caso, rimasto irrisolto. 

Altro fermo immagine di uno dei vari episodi. A destra c'è il colonnello Klink, nome reale Werner Klemperer, con l'immancabile monocolo all'occhio. Ogni tanto fanno visita a Klink alcuni superiori, oppure lo si vede nelle scene mentre riceve le loro telefonate. I suoi superiori già sanno o capiscono che è mica tanto sveglio, inoltre lui teme costantemente di essere spedito al fronte russo e non capisce perché non lo promuovono mai. Crede che il suo sia un campo di prigionia perfetto e non si capacita del perché dopo tanti anni di onorato servizio non è ancora diventato generale. Ma ovviamente lo stalag 13 non funziona come lui pensa. Al contrario, i prigionieri capitanati da Hogan, oltre ad assecondare Klink nelle sue illusioni, lo prendono sistematicamente per il culo. Fanno tutto ciò che vogliono, hanno passaggi segreti sotto i letti, escono e rientrano dallo Stalag 13 a qualsiasi ora, si procurano tutto ciò di cui hanno bisogno con evasioni temporanee, nascondono prigionieri fuggiti da altri campi e organizzano sabotaggi per gli alleati esterni al campo. Insomma, a ben vedere un luogo sicuro e utile alla causa, in cui star bene perfino da prigionieri. Klink, tra l'altro, è il mio personaggio preferito in questa serie, più dello stesso Hogan.

Quando le puntate sono andate in onda in Italia, sia Hogan che il sergente Schultz (John Banner) erano già scomparsi. Le puntate scorrevano veloci e piacevolmente. A mio parere non tutte ben riuscite e divertenti, ma con parecchie situazioni e battute non male. Il sergente Schultz, che avrebbe dovuto tenerli a bada e imporre divieti e disciplina, in realtà era permissivo. A differenza di Klink vedeva e intuiva spesso i traffici di Hogan e compagnia, ma nella maggior parte dei casi era lui stesso, per evitare di venire compromesso nelle questioni, ad allontanarsi dalla scena. Diceva, "Io non ho visto niente. Niente!" e andava via.

I personaggi principali, attivi e fissi nel campo e presenti in quasi tutte le puntate, con alcune eccezioni, oltre Hogan, Klink e Schultz, sono il francese caporale Louis LeBeau (Robert Clary) unico ancora in vita nel 2023, il caporale Peter Newkirk (Richard Dawson) che inizialmente doveva interpretare Hogan ma poi la parte è passata a Bob Crane, il sergente James Kinchloe (Ivan Dixon) e il sergente Andrew Carter (Larry Hovis). Ovviamente poi se ne aggiungono un'infinità, puntata dopo puntata, tra graduati tedeschi vari, tipo il generale Burkhalter (Leon Askin), e nuovi prigionieri. Klink ha anche una segretaria che non sempre però si vede nelle puntate e non è sempre interpretata dalla medesima attrice. Una di loro, Patricia Olson, che usava nome d'arte Sigrid Valdis, è diventata nella vita reale la seconda moglie di Bob Crane.

Chi ha realizzato le puntate di Hogan's Heroes, ha preso probabilmente spunto da un film di Billy Wilder, intitolato Stalag 17 e uscito circa dodici anni prima. In Stalag 17 non mancano battute di spirito e scene divertenti, ma si tratta di un film serio, crudo e drammatico.


Altra curiosità, un film, uscito nel 1975, sempre a tema nazismo, ma tutt'altro che comico, è stato girato sullo stesso set utilizzato per le puntate di Hogan's Heroes. Il film, tra il drammatico, lo splatter, l'erotismo spinto e il violento, pare abbia poi condotto, non so come e perché, all'abbattimento definitivo del set. Nell'immagine si vede l'entrata alla baracca in cui aveva ufficio Klink in GLI EROI DI HOGAN. L'intero set, nelle sue componenti principali, non esiste più da decenni.

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