In questo modo un po' tutti ci chiamavano e definivano me e mio fratello in oratorio negli anni ottanta. Ho deciso di iniziare da questa immagine, in quanto è stata di fatto la prima fotografia pubblicata in Sanfablog nel 2009. A quel modo di essere definiti me e mio fratello, mi ero in quegli anni affezionato. L'idea dei "Due Amedei" era venuta se non ricordo male a Danilo, che era solito scherzare, su nomi, pseudonimi e soprannomi. Non ricordo però in quale occasione e per che motivo. Ci sono io sul Ciao, accanto a me c'è mio fratello Marco, alle nostre spalle Francesco Loda e poi c'è un'altra persona, sull'altalena, che non riconosco. Siamo credo nel 1985 o 1986, in oratorio.
Solamente chi ha frequentato l'oratorio di San Faustino negli anni ottanta può avere una vaga idea di quante persone siano entrate in quel luogo. Partite di calcio ufficiali e non, allenamenti e tornei serali, le partite a calcetto sotto quel portico che oggi non esiste più, il triangolino, le sfide a rimbalzello, i giochi durante gli eventi, il teatro, la giostra gigante girevole, lo scivolo con curva finale, le altalene, i raduni degli scout, i giochi nel bar, la televisione con partite e gol, il catechismo. Due le entrate principali e per tutti:una dalla via San Faustino e una da via della Rocca. Entrando da via della Rocca, prima di varcare il cancello dell'oratorio si poteva accedere al bar ACLI o alla mensa... e si poteva incontrare un vero e proprio personaggio, che merita di essere ricordato: Selvatico. Non so dire oggi se sia il cognome o altro. Non ricordo nemmeno se effettivamente abitava lì, in quella casetta. Quando lavorava all'esterno di quella casa, al suo banco incasinato, a volte parlava da solo anche a voce alta, in un dialetto a me sconosciuto. Ascoltava in radio musica da ballo liscio a volume alto, altissimo. Mi ricordo le linee di gesso da lui tracciate sul campo da calcio prima dei tornei serali e delle partite di fine settimana del San Faustino. Il campo e le linee meno regolamentari nella storia del calcio italiano. La cosa più curiosa di Selvatico era la sua costante e sistematica perplessità circa le discussioni appena terminate. Credo di non averlo mai visto una sola volta congedarsi da una persona, da una discussione, con aria convinta riguardo un fatto appena accaduto. Ricordo i suoi dialoghi con il signor Ballini che gestiva il bar ACLI, spesso fermo il mattino sull'uscio col grembiule legato in vita e il vassoio o la spugna in mano. Chi ricorda bene Selvatico non avrà dimenticato la sua tipica postura da discussione, schiena dritta, espressioni del viso da caricatura, testa e mento alti, occhiali sulla punta del naso. Quando discuteva, a volte faceva distrattamente sventolare o roteare qualche pericoloso arnese da lavoro che immancabilmente teneva tra le mani. Pensando a lui e a una signora che vedevo lì, forse sua moglie, mi vengono in mente anche Speedy e la sorella. A cucinare, in mensa ACLI, c'era Valentino, un altro personaggio del periodo. Aveva idee e opinioni sempre interessanti sul calcio ed era in grado spesso di intuire esiti di partite. Non il risultato, ma vincenti, perdenti, pareggi. Anche per le partite di coppa. Juventino. Il suo vecchio ciclomotore sempre parcheggiato vicino all'entrata della mensa...
Sono tante le immagini che riguardano il San Faustino in campo. Da sinistra a destra, Mario Pioselli, poi mi pare sia Armando Pasini il ragazzo con il numero 8 il cui viso è nascosto da Claudio Panni che ha il numero 6. Con la divisa da portriere è Ivan Pioselli. Allenatore il padre di Claudio, Angelo Panni. Di spalle con il 7 c'è Roberto (Tino) Testa, poi con il pallone Riccardo Genovesi e ultimo a destra è Daniele Attanasii. Una divisa anomala per i colori del San Faustino, che ricordo però bene. Ho seguito numerose partite l'anno di questa immagine...
Carlo Poli in primo piano, dietro di lui c'è Fabrizio Ardesi, più a destra il gemello Mario Pioselli. Ci sarebbe un'altra persona nella foto, ma non è riconoscibile. Penso fosse questa la divisa del San Faustino quando ho iniziato a seguire le partite io in oratorio. Ho pensato più volte di giocare, in due distinte occasioni ho partecipato agli allenamenti, non so in quale anno, ma in campo ero negato. I vecchi spogliatoi, vecchi in tutti i sensi, erano dalla parte opposta di dove si trovano oggi e l'ingresso era nei pressi della giostra a cerchio...
FOTOGRAFIA DI FRANCESCO (C)
Miri. Moglie di Ottavio e zia, se non sbaglio, di Daniele e Roberto. Mi risulta Mirella fosse ancora a lavorare in oratorio nel 2010 e credo anche oltre. Non male, considerando che era dietro il banco già nella seconda metà degli anni ottanta. Quando sono arrivato in oratorio, i primi anni, non c'era ancora il bar ma il teatro, in disuso. Un pomeriggio di sole sono arrivato; era stato da poco dato il via alla ristrutturazione, che, se non ricordo male, oltre al nuovo bar, avrebbe portato anche alla realizzazione dei nuovi spogliatoi. Tra i muratori incaricati di rimettere tutto a nuovo, ricordo il papà di Emanuele e Antonio Chiaramida. Non ricordo quando Mirella ha iniziato a lavorarci. Cominciava il suo turno tranquilla. Poi noi le rompevamo le scatole per varie cose e per le palline da ping pong nuove, che a fine partita, a volte, mettevamo in tasca e portavamo a casa. Per qualche minuto lei parlava con calma, in italiano. Quando iniziava a perdere la pazienza, a causa nostra, passava al dialetto. Quando entravo io nel bar, a volte andavo al banco, fingevo che la merce esposta fosse vecchia o avariata, le dicevo che i dolci avevano un colore strano, si metteva a ridere. La sua voce a volte ricordava la sirena dei pompieri e aveva quel modo curioso di muovere la testa a destra e a sinistra per accomodare i capelli. Li sventolava. I più giovani a volte andavano tutti insieme al banco, ciascuno con poche monete e la costringevano ad aprire tutti i vasetti dei dolci. Le chiedevano tante cose diverse. Piano piano li serviva tutti, mentre li guarda un pio' di traverso. Quando ci diceva di uscire, per l'ora di chiusura del bar, nessuno la ascoltava. Dopo un po' la sentivi... "alura!?", "dai gnari!". Qualcuno di noi la chiamava anche Stromberg, per via dei capelli; con riferimento ai capelli di Glenn Peter Stromberg, giocatore dell'Atalanta dal 1984 a non ricordo quando. Per sopportarci tutti, ci voleva non poca pazienza. In questo è sempre stata grande. E lavorava tante ore. Anche la domenica...
Il periodo del Carnevale. Considerando l'età di alcuni ragazzini nell'immagine e il fatto che sia presente anche Don Damiano, direi che questa immagine, donata da Chiara Piconese, è stata scattata nel 1984 o al massimo nel 1985. Don Damiano Moreschi se n'è andato nel 1985 per una missione all'estero. A sinistra, alla porta con gli scalini, si riconoscono Rudi Ruggeri, padre di Silvia, e il già nominato don Damiano. Non riconosco tutti, ma se non sbaglio si vedono, Matteo Modena,che è quello senza copricapo appena sotto Chiara. Sotto Matteo, dovrebbe essere Massi di Martino, con tuta blu e viso dipinto di scuro. Con maglione verde scuro, in piedi accanto a Massi, c'è Gabriele, che chiamavamo anche Speedy. Tra quelli a terra della piramide, dovrebbe esserci Michele Milzani. Mi pare di riconoscere anche Claudio Panni e Angelo Covatti, ma non ne sono certo. L'oratorio di San Faustino in quegli anni era spesso animato da eventi organizzati o meno e anche nel periodo del Carnevale non mancavano grandi giornate di piacevole caos. A volte si esagerava con gli scherzi e si arrivava alla lite o qualche ragazzino finiva col piangere. La sera e il giorno successivo l'oratorio era cosparso di coriandoli, stelle filanti, resti di schiuma da barba...
Stesso giorno. Chiara e Michele sono al centro. Inserirò altri nomi. Importanti davvero queste immagini, anche per conservare memoria di come era l'oratorio a quel tempo. Sullo sfondo si nota la parte superiore dello scivolo, che era decisamente più alto di quelli classici e aveva curva finale a sinistra. Notevole la differenza dell'oratorio. Per certi versi oggi irriconoscibile...
Don Damiano è morto qualche anno fa. Lo ho saputo realizzando il blog e chiedendone notizie. La foto arriva dagli album di Michela Porazzi. Ci sono, la stessa Michela, a sinistra don Damiano e a destra il diacono Colombi. Michela mi ha scritto che il nome del diacono dovrebbe essere Giulio; ma non ne è certa. La foto riguarda il giorno della Cresima e risale all'anno 1983 o 1984. Come mi era già accaduto con altre immagini relative a interno chiesa ed eventi religiosi, mi fa un certo effetto vederle. Io ho frequentato l'oratorio per vari anni, ma non ho mai partecipato attivamente alla, chiamiamola così, parte spirituale. Ragazzi e ragazze li ho visti sì per anni, ma esclusivamente in campo, al triangolino o nel bar. Mai in chiesa o a messa, se si esclude una sola occasione, a una messa notturna del Natale. Sono entrato con i miei amici, anche se più per stare con loro che per motivi religiosi...
Don Damiano in camicia bianca. Oltre lui, Giacomo. Siamo in area triangolino. Immagino anno 1984. Ma potrebbe essere il 1985. Molti ragazzini li riconosco, altri no. Inserirò i nomi. Don Damiano è il prete che stava in san Faustino quando ho iniziato io a frequentare l'oratorio. Se non erro aveva sostituito don Paolo, un tipo che poi credo abbia cambiato indirizzo di vita e si sia sposato...
Quando ho iniziato a frequentare l'oratorio di san Faustino, il prete era lui. Il suo periodo lì, va dal 1981 al 1985. Ho conosciuto don Damiano quando bruciavo scuola. Mi ha notato per forza, visto che ero l'unico ragazzino in oratorio il mattino. Mi vedeva in oratorio, mi diceva "l'oratorio è chiuso", "dovresti essere a scuola". Poi lo ho conosciuto meglio nel tempo. Per i primi mesi, tranne che giocare, credo di aver avuto poco a che fare con preti e suore. Qualcuno inoltre in quel periodo faceva riferimento a un Don Paolo, che, diciamo così, aveva cambiato idea. Questa fotografia scattata in area basket-triangolino mostra don Damiano, seduto, camicia bianca, poco dietro lui c'è un mitico dei fuori età, Giacomino. Si vedono, se non sbaglio, Salvatore, Flavio, francesco, Roberto, inserirò altri nomi...
Immagine di una lettera scritta da Don Damiano Moreschi e donata da Chiara Piconese. Va ad arricchire in importanza e qualità queste pagine. Ho poi preso spunto da questo materiale per visitare alcuni siti con contenuti dedicati a Don Damiano, scoprendo altro ancora...
La busta con i bolli, inviata da Don Damiano alla famiglia Piconese...
Nel 1985 Don Damiano è andato missionario in Venezuela e ci è rimasto fino al 1996. Chiara Piconese ha donato quest'altro documento importante, scritto dal Don il 23 o 27 gennaio 1986. Damiano scrive di S. Felix, del suo ambientarsi, della sua nuova situazione in un mondo decisamente differente da quello nostro. Dove si è recato lui in quegli anni i problemi erano ben altri. Mi pare che alcuni storici Murales eseguiti da Marco Ponzoni in oratorio a San Faustino, facessero riferimento proprio alla zona in cui Don Damiano si era trasferito nel 1985...
Tra le immagini donate da Claudio Panni, ci sono queste due che mostrano Augusto Trevisi. C'èra un piccolo bar in oratorio e spesso lo gestiva lui (immagine a sinistra). Mi ha sempre incuriosito vederlo indaffarato dietro il banco e qualche volta ha fatto delle eccezioni per noi giovani, aprendo ben prima dell'orario, in alcuni casi eccedendo di proposito con le dosi di dolci in relazione ai soldi che gli davamo. A mio ricordo è stato tra le figure principali in quanto a impegno in favore dell'oratorio...
Nell'immagine, c'è sullo sfondo il piccolo bar con scalini esterni... La caraffa che utilizzava per darci la granita, solo quella pesava un chilo. La granita non finiva mai. Chiedevi a Trevisi 1000 lire di dolci e lui iniziava riempire sacchetti con una paletta gigante in alluminio. Non trovava necessario contare o pesare i dolci; ti riempiva di dolciumi vari e trovava pure il coraggio di darti il resto. L'oratorio in estate a certe ore era deserto. Quasi tutti via in vacanza. Sole. Caldo. Silenzio. C'era però il solito Trevisi, che faceva qualcosa e che andava e veniva con una scala o con degli attrezzi e i guanti in mano. Proseguiva con i suoi mestieri. A volte se gli chiedevi una cosa si metteva di profilo e guardava a terra, mentre pensava cosa risponderti.
Pensando a Trevisi, forse una delle mie prime volte in oratorio credo di essere andato a rompergli le scatole con le mie domande. Annodava la rete del campo. Si erano fatti dei buchi e aveva i guanti tipo quelli da giardinaggio. Ricordo anche che l'ho trovato un giorno con le mani all'interno del tronco di una di quelle piante gigantesche presenti in oratorio. Diceva che era malata e che essendo molto alta e pesante, sarebbe diventata pericolosa in caso di cedimento. Mi pare infatti che anni dopo sia stata asportata...
"... Mai come quando c'erano i tornei serali ufficiali, vedevo tanta gente nuova. Durante un torneo parlavano tutti di una curiosa punizione di [...] che avrebbe dovuto portare a chissà che cosa; e invece non succedeva mai un cazzo. Era mancino con un modo anomalo di giocare e usava solo quel piede. Vedere non mancini che usavano il piede sinistro non era normale ma capitava, quasi mai invece vedevo il contrario. La squadra aveva una bella maglia nera, tipo quella degli arbitri. Non ne avevo mai viste di nere, per i giocatori. Ci metteva tempo [...] a innaffiare il campo e a segnare le linee. Quando aveva finito di bagnare il campo da una parte, si era già asciugato dall'altra..."
Solamente chi ha frequentato l'oratorio di San Faustino negli anni ottanta può avere una vaga idea di quante persone siano entrate in quel luogo. Partite di calcio ufficiali e non, allenamenti e tornei serali, le partite a calcetto sotto quel portico che oggi non esiste più, il triangolino, le sfide a rimbalzello, i giochi durante gli eventi, il teatro, la giostra gigante girevole, lo scivolo con curva finale, le altalene, i raduni degli scout, i giochi nel bar, la televisione con partite e gol, il catechismo. Due le entrate principali e per tutti:una dalla via San Faustino e una da via della Rocca. Entrando da via della Rocca, prima di varcare il cancello dell'oratorio si poteva accedere al bar ACLI o alla mensa... e si poteva incontrare un vero e proprio personaggio, che merita di essere ricordato: Selvatico. Non so dire oggi se sia il cognome o altro. Non ricordo nemmeno se effettivamente abitava lì, in quella casetta. Quando lavorava all'esterno di quella casa, al suo banco incasinato, a volte parlava da solo anche a voce alta, in un dialetto a me sconosciuto. Ascoltava in radio musica da ballo liscio a volume alto, altissimo. Mi ricordo le linee di gesso da lui tracciate sul campo da calcio prima dei tornei serali e delle partite di fine settimana del San Faustino. Il campo e le linee meno regolamentari nella storia del calcio italiano. La cosa più curiosa di Selvatico era la sua costante e sistematica perplessità circa le discussioni appena terminate. Credo di non averlo mai visto una sola volta congedarsi da una persona, da una discussione, con aria convinta riguardo un fatto appena accaduto. Ricordo i suoi dialoghi con il signor Ballini che gestiva il bar ACLI, spesso fermo il mattino sull'uscio col grembiule legato in vita e il vassoio o la spugna in mano. Chi ricorda bene Selvatico non avrà dimenticato la sua tipica postura da discussione, schiena dritta, espressioni del viso da caricatura, testa e mento alti, occhiali sulla punta del naso. Quando discuteva, a volte faceva distrattamente sventolare o roteare qualche pericoloso arnese da lavoro che immancabilmente teneva tra le mani. Pensando a lui e a una signora che vedevo lì, forse sua moglie, mi vengono in mente anche Speedy e la sorella. A cucinare, in mensa ACLI, c'era Valentino, un altro personaggio del periodo. Aveva idee e opinioni sempre interessanti sul calcio ed era in grado spesso di intuire esiti di partite. Non il risultato, ma vincenti, perdenti, pareggi. Anche per le partite di coppa. Juventino. Il suo vecchio ciclomotore sempre parcheggiato vicino all'entrata della mensa...
Sono tante le immagini che riguardano il San Faustino in campo. Da sinistra a destra, Mario Pioselli, poi mi pare sia Armando Pasini il ragazzo con il numero 8 il cui viso è nascosto da Claudio Panni che ha il numero 6. Con la divisa da portriere è Ivan Pioselli. Allenatore il padre di Claudio, Angelo Panni. Di spalle con il 7 c'è Roberto (Tino) Testa, poi con il pallone Riccardo Genovesi e ultimo a destra è Daniele Attanasii. Una divisa anomala per i colori del San Faustino, che ricordo però bene. Ho seguito numerose partite l'anno di questa immagine...
Carlo Poli in primo piano, dietro di lui c'è Fabrizio Ardesi, più a destra il gemello Mario Pioselli. Ci sarebbe un'altra persona nella foto, ma non è riconoscibile. Penso fosse questa la divisa del San Faustino quando ho iniziato a seguire le partite io in oratorio. Ho pensato più volte di giocare, in due distinte occasioni ho partecipato agli allenamenti, non so in quale anno, ma in campo ero negato. I vecchi spogliatoi, vecchi in tutti i sensi, erano dalla parte opposta di dove si trovano oggi e l'ingresso era nei pressi della giostra a cerchio...
FOTOGRAFIA DI FRANCESCO (C)
Miri. Moglie di Ottavio e zia, se non sbaglio, di Daniele e Roberto. Mi risulta Mirella fosse ancora a lavorare in oratorio nel 2010 e credo anche oltre. Non male, considerando che era dietro il banco già nella seconda metà degli anni ottanta. Quando sono arrivato in oratorio, i primi anni, non c'era ancora il bar ma il teatro, in disuso. Un pomeriggio di sole sono arrivato; era stato da poco dato il via alla ristrutturazione, che, se non ricordo male, oltre al nuovo bar, avrebbe portato anche alla realizzazione dei nuovi spogliatoi. Tra i muratori incaricati di rimettere tutto a nuovo, ricordo il papà di Emanuele e Antonio Chiaramida. Non ricordo quando Mirella ha iniziato a lavorarci. Cominciava il suo turno tranquilla. Poi noi le rompevamo le scatole per varie cose e per le palline da ping pong nuove, che a fine partita, a volte, mettevamo in tasca e portavamo a casa. Per qualche minuto lei parlava con calma, in italiano. Quando iniziava a perdere la pazienza, a causa nostra, passava al dialetto. Quando entravo io nel bar, a volte andavo al banco, fingevo che la merce esposta fosse vecchia o avariata, le dicevo che i dolci avevano un colore strano, si metteva a ridere. La sua voce a volte ricordava la sirena dei pompieri e aveva quel modo curioso di muovere la testa a destra e a sinistra per accomodare i capelli. Li sventolava. I più giovani a volte andavano tutti insieme al banco, ciascuno con poche monete e la costringevano ad aprire tutti i vasetti dei dolci. Le chiedevano tante cose diverse. Piano piano li serviva tutti, mentre li guarda un pio' di traverso. Quando ci diceva di uscire, per l'ora di chiusura del bar, nessuno la ascoltava. Dopo un po' la sentivi... "alura!?", "dai gnari!". Qualcuno di noi la chiamava anche Stromberg, per via dei capelli; con riferimento ai capelli di Glenn Peter Stromberg, giocatore dell'Atalanta dal 1984 a non ricordo quando. Per sopportarci tutti, ci voleva non poca pazienza. In questo è sempre stata grande. E lavorava tante ore. Anche la domenica...
Il periodo del Carnevale. Considerando l'età di alcuni ragazzini nell'immagine e il fatto che sia presente anche Don Damiano, direi che questa immagine, donata da Chiara Piconese, è stata scattata nel 1984 o al massimo nel 1985. Don Damiano Moreschi se n'è andato nel 1985 per una missione all'estero. A sinistra, alla porta con gli scalini, si riconoscono Rudi Ruggeri, padre di Silvia, e il già nominato don Damiano. Non riconosco tutti, ma se non sbaglio si vedono, Matteo Modena,che è quello senza copricapo appena sotto Chiara. Sotto Matteo, dovrebbe essere Massi di Martino, con tuta blu e viso dipinto di scuro. Con maglione verde scuro, in piedi accanto a Massi, c'è Gabriele, che chiamavamo anche Speedy. Tra quelli a terra della piramide, dovrebbe esserci Michele Milzani. Mi pare di riconoscere anche Claudio Panni e Angelo Covatti, ma non ne sono certo. L'oratorio di San Faustino in quegli anni era spesso animato da eventi organizzati o meno e anche nel periodo del Carnevale non mancavano grandi giornate di piacevole caos. A volte si esagerava con gli scherzi e si arrivava alla lite o qualche ragazzino finiva col piangere. La sera e il giorno successivo l'oratorio era cosparso di coriandoli, stelle filanti, resti di schiuma da barba...
Stesso giorno. Chiara e Michele sono al centro. Inserirò altri nomi. Importanti davvero queste immagini, anche per conservare memoria di come era l'oratorio a quel tempo. Sullo sfondo si nota la parte superiore dello scivolo, che era decisamente più alto di quelli classici e aveva curva finale a sinistra. Notevole la differenza dell'oratorio. Per certi versi oggi irriconoscibile...
Don Damiano è morto qualche anno fa. Lo ho saputo realizzando il blog e chiedendone notizie. La foto arriva dagli album di Michela Porazzi. Ci sono, la stessa Michela, a sinistra don Damiano e a destra il diacono Colombi. Michela mi ha scritto che il nome del diacono dovrebbe essere Giulio; ma non ne è certa. La foto riguarda il giorno della Cresima e risale all'anno 1983 o 1984. Come mi era già accaduto con altre immagini relative a interno chiesa ed eventi religiosi, mi fa un certo effetto vederle. Io ho frequentato l'oratorio per vari anni, ma non ho mai partecipato attivamente alla, chiamiamola così, parte spirituale. Ragazzi e ragazze li ho visti sì per anni, ma esclusivamente in campo, al triangolino o nel bar. Mai in chiesa o a messa, se si esclude una sola occasione, a una messa notturna del Natale. Sono entrato con i miei amici, anche se più per stare con loro che per motivi religiosi...
Don Damiano in camicia bianca. Oltre lui, Giacomo. Siamo in area triangolino. Immagino anno 1984. Ma potrebbe essere il 1985. Molti ragazzini li riconosco, altri no. Inserirò i nomi. Don Damiano è il prete che stava in san Faustino quando ho iniziato io a frequentare l'oratorio. Se non erro aveva sostituito don Paolo, un tipo che poi credo abbia cambiato indirizzo di vita e si sia sposato...
Il teatro in oratorio, in due fotografie donate da Carlo Poli. Teatro sostituito dal nuovo bar e dagli spogliatoi attorno alla metà degli anni ottanta. Nella foto ci sono, Natascia Cippini, Ella, Daniela, della ragazza con gli occhiali mi sfugge il nome. Daniele, Claudio Panni, Armando, Emanuela, Monica, Paola Daffini. E di altre due ragazze ho il dubbio. Aggiungerò altre informazioni...
Sempre in teatro. Da sinistra a destra, Paola, Micaela, Armando, Claudio, Monica...
Centinaia di importanti fotografie per il blog le abbiamo potute avere grazie a Mauro Agretti (Cilù) e a persone che lui stesso ha contattato. Nell'immagine lui è il numero 4. E il numero 9 è Germano Codenotti. Sullo sfondo si vede lo scivolo dell'oratorio. Lo scivolo terminava con una curva a sinistra. La partita nella foto è stata giocata contro ex giocatori del Brescia...
Sempre in teatro. Da sinistra a destra, Paola, Micaela, Armando, Claudio, Monica...
La vita in oratorio: questa fotografia donata da Claudio Panni e famiglia è, oltre che bella, anche importante. L'uomo a sinistra
mi azzardo a scrivere che potrebbe essere Marco Agliardi. Mi pare di riconoscere di viso, non di nome, alcuni tra i ragazzi, ma ho dei dubbi. Perché questa immagine è anche importante? Si vede sullo sfondo la storica giostra circolare, che almeno in un'occasione negli anni ottanta, se
non sbaglio, era stata pure verniciata. Indovinare l'anno non è
facile, ma questa foto ne ha davvero tanti. C'è parecchia
storia; i muri sullo sfondo sono ancora come li ho trovati io al mio
arrivo...
La busta con i bolli, inviata da Don Damiano alla famiglia Piconese...
Pensando a Trevisi, forse una delle mie prime volte in oratorio credo di essere andato a rompergli le scatole con le mie domande. Annodava la rete del campo. Si erano fatti dei buchi e aveva i guanti tipo quelli da giardinaggio. Ricordo anche che l'ho trovato un giorno con le mani all'interno del tronco di una di quelle piante gigantesche presenti in oratorio. Diceva che era malata e che essendo molto alta e pesante, sarebbe diventata pericolosa in caso di cedimento. Mi pare infatti che anni dopo sia stata asportata...
Carletto... Più gli anni trascorrono e più avremo notizie della scomparsa di parenti, amici e conoscenti. L'età, la salute, gli eventi della vita. Nel marzo del 2021 se n'è andato Carlo. Anche lui. In un periodo in cui la frequenza con la quale vanno a riposare in pace persone conosciute all'oratorio di san Faustino negli anni ottanta, ha quasi dell'inquietante. In molti in oratorio lo chiamavano Carletto...
Primo in piedi a sinistra, con gli immancabili (almeno a quel tempo) baffi. Carletto indossava spesso in quegli anni dei pantaloni bianchi. Lo si nota anche in queste due immagini. Non ricordo se per gusto suo o se per una professione che lo portava a preferire il bianco. Ricordo però che li aveva così spesso...
Eccolo di nuovo, Carletto. Primo in piedi a destra. L'importanza di queste immagini la si avverte soprattutto se, come nel caso di questa, più persone osservabili non sono oggi più tra noi. E un'immagine aggiunge tanto a un ricordo; tanto più di quanto potremmo ricordare senza...
Mi è dispiaciuto venire a sapere della scomparsa di Giacomo, in un anno, il 2020, sotto questo aspetto davvero triste e che ha visto andarsene ben tre persone che vedevo in oratorio negli anni ottanta, Roberto, Faustino e ora appunto Giacomo, che io chiamavo Giacomino. Faceva parte di quelle persone che conoscevano e salutavano tutti e avevano le chiavi di spogliatoi, stanze varie e cancelli. A volte sembravano davvero sbucare dal nulla, soprattutto in occasione di eventi particolari e partite e aiutavano, organizzavano e gestivano. Se necessario si alternavano dietro il banco del bar e in quelle occasioni capitava a volte non sapessero i prezzi di bibite, dolci e gelati :-)
Sorridendo capitava che invitasse alcuni di noi a non fare troppo casino. Se faceva il guardalinee, diceva ai nostri in campo di stare calmi e non bestemmiare. Sempre indaffarato, parlava volentieri ma non sempre si fermava a parlare. Faceva a volte la battuta, rideva, e poi partiva e camminava come stesse andando chissà dove...
Una tra le fotografie tornate in mio possesso nel 2021 grazie a una persona conosciuta in oratorio negli anni ottanta, che ringrazio anche dal blog. Quello in porta è mio padre. Più che parare sembra stia facendo danza classica :-) Considerando l'abbigliamento del pubblico e che lui era nato nel 1933, direi che la foto potrebbe essere degli anni quaranta o al massimo cinquanta. Quindi quella giostra circolare sullo sfondo, uno dei simboli dell'oratorio, è gioco parecchio datato...
Altra immagine di mio padre, portiere. Però al momento non so dire se l'immagine abbia attinenza con l'oratorio ed è destinata probabilmente ad un altro post...
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