LE FESTE DI FINE ANNO E LA NEVICATA DEL GENNAIO 1985...

L'ultimo mese di ogni anno comprende le feste natalizie, che trasportano un po' tutti in un'atmosfera particolare. Nessun mese sa renderci felici, stupiti, ansiosi e malinconici allo stesso tempo quanto dicembre. Diciamo che dalla santa Lucia in poi si ha l'impressione che accada qualcosa di magico.
Ci sono Emanuela e Daniele, giovanissimi, in questa bella immagine. E c'è l'albero di natale sul frigorifero. In dicembre l'interno delle nostre case muta temporaneamente, per via di luci, alberi, presepi, pacchi dono e altro. Un po' come accade nelle vie della città e nei negozi. Più luci, più colori, più prodotti, più scritte e oggetti. Le feste, l'idea della fine di un anno e dell'inizio di un altro, i regali, la dieta che tutti affrontiamo con grande dedizione in quei giorni :-) e la possibilità per molti di avere un breve periodo di vacanza, per staccare dal lavoro e fare almeno un pochino ciò che si vuole. E pochi giorni dopo c'è la notte di Capodanno, durante la quale si ha la sensazione che tutto o quasi sia possibile.

Due fratelli della famiglia Berardi e Simone. Si vede anche la stufa col tubo che sale e trasporta in esterno le esalazioni, con quelle bacchette che si potevano alzare e bloccare in orizzontale per stenderci i panni al calore. Ne avevamo una simile a casa quando ero piccolo. Negli anni precedenti al mio arrivo al quartiere Carmine, le feste di fine anni settanta le ho vissute in una dimensione meravigliosa. Non per gli eventi di casa che non mi facevano certo impazzire, ma perché credere in tutto ciò che mi veniva raccontato, mi faceva vivere in un mondo incantato. Pensavo Santa Lucia fosse reale, il campanello, l'asinello; e in caso si fosse stati cattivi, il carbone. E tutto ciò che per tradizione ne conseguiva. Nei giorni precedenti al 13, ero convinto di scrivere una lettera a una santa che mi avrebbe portato i giochi e i dolci personalizzati richiesti. Non riuscivo però a capire come mai i giochi non corrispondessero quasi per nulla alle richieste inserite nella letterina. Mio padre per l'asinello non lasciava l'acqua da bere nella scodella, ma il vino rosso. Il mattino ovviamente era vuota :-) 

La sera del 12 dicembre, prima di andare a letto, in casa mia gli adulti preparavamo sulla tavola i piatti contenenti un cartoncino con scritto il nome di ciascuno di noi. Durante il resto dell'anno, a pranzo e cena solitamente ognuno in famiglia aveva il suo posto fisso a tavola; e ciò avveniva ovviamente anche per i piatti di Santa Lucia, il proprio posto era quello. Mi svegliavo il mattino del 13 e nel passare velocemente dalla camera alla stanza dei regali immaginavo di tutto. Oltre i regali, sia i dolci che certi tipi di frutta, si ripetevano simili negli anni. In ogni caso, grande giornata quella del 13 dicembre; sensazioni forti, poi... un mattino del 13 ho avviato un nuovo regalo, un'automobile della polizia in versione americana, a batterie. Grande felicità per il nuovo giocattolo, ma anche grande sorpresa in altro senso. Il suono di quell'automobile, sia delle ruote che giravano sul pavimento che della sirena, lo avevo chiaramente ascoltate per vari minuti nelle sere precedenti, in casa mia. Io e mio fratello Marco abbiamo trascorso sei mesi, dall'estate all'inverno di non ricordo esattamente quale anno, durante i quali quasi tutte le sere eravamo obbligati a rimanere in una stanza; non con la porta chiusa a chiave, ma non potevamo uscire. Da quella stanza ho però avuto modo di ascoltare, inequivocabilmente, sere prima del 13, rumori suoni di quell'automobile, che di conseguenza non poteva essere arrivata, come avrei dovuto credere, tra la notte del 12 e del 13. Così ha iniziato a vacillare il mio credere nella santa. Forse, conseguentemente, in tutto il mondo di santi, angioletti e affini. Il colpo di grazia me lo ha dato poi un compagno di scuola, rivelandomi l'incredibile verità su santa Lucia :-)

Per chi durante la vita ha perduto persone care, dicembre è anche e spesso il periodo in cui riaffiora forte il sentimento della mancanza di qualcuno. Nella bella immagine, periodo feste 2010 credo, ci sono Natascia, con la mamma Anna Adamo e la nonna. Alle loro spalle c'è Ella. In questa pagina viene ricordata anche la storica nevicata del gennaio 1985 e proprio di quell'evento, tra i miei ricordi, ce n'è uno che riguarda Natascia. Eravamo in molti in piazzetta a San Faustino quel giorno. Lei aveva ricevuto una palla di neve dritta e veloce in viso, e si era fatta del male. La ricordo piangere. Tra amici e parenti, a san Faustino ci si trovava spesso, tutti in attesa di quelle ultime ore dell'anno, Ore in cui per tante persone le sensazioni regalate dal mese di dicembre raggiungevano il livello massimo di intensità. In quelle ore c'era anche l'occasione di vedere o conoscere ragazzi o genitori o nonni che non si vedevano quasi mai durante l'anno.


Periodo di feste in casa De Martino. In questa immagine ci sono i tre De Martino che io forse ho conosciuto meglio negli anni ottanta. Quelli che ho visto con maggiore frequenza; Alessandra, Mario e Chicco. E sempre se la memoria non mi inganna e se non sbaglio riferimenti, quando li ho conosciuti avevano approssimativamente proprio l'età che hanno in questa fotografia. Una tra le famiglie più note a San Faustino e al quartiere Carmine, la loro. Immagino anche tra le più numerose in quanto a numero di fratelli e sorelle.



Altra bella immagine dagli album della famiglia De Martino. Dal nostro arrivo al Carmine, in via Paitone, io e Marco abbiamo fatto ben poco in casa, in ottica feste. Non ricordo grandi eventi, anzi. Mia madre non aveva soldi o mezzi. Però, per me la città era un mondo nuovo. Eravamo abituati alle feste a Chiesanuova, che avevano inizio e fine in casa. Più o meno tutto accadeva in poche ore nel nostro tinello o al massimo nel cortile del condominio o nella nostra via. La città invece, alla quale non ero abituato, era un'altra cosa. Ricordo che il primo Natale in città ho assaggiato il marzapane; non lo avevo mai visto prima.


Fotografia di casa Berardi. Un'altra cosa che mi è tornata alla mente, vedendo queste fotografie, siamo evidentemente in periodo feste, è che noi a Chiesanuova e al Carmine avevamo poche cose da esporre in casa relative alle feste; a volte solo un calendario a tema e qualche pallina o luce o statuetta. Non so perché però, usavamo tenere esposte quelle poche cose anche parecchio tempo dopo l'ultimo dell'anno. Purtroppo, anche in tema feste, io di mie fotografie non ne ho. Tranne che per le vacanze estive, raramente mio padre utilizzava macchine fotografiche.

Altra immagine con dettagli natalizi. Lui è Walter Berardi, con la moglie. E c'è Mirella Taglietti. Le feste, per come le avverto io, terminano con l'ultimo e il primo dell'anno. Anche per quanto riguarda la notte dell'ultimo, l'arrivo al Carmine ha segnato per noi una svolta non da poco. Forse non il primo anno, che dovrebbe essere il 1981 o il 1982, ma quasi tutto è cambiato. Per quanto riguarda l'oratorio, ricordo un anno della seconda metà anni ottanta, in cui doveva esserci una festa e poi non si è fatta. Un altro anno una festa è stata annunciata e si è svolta, ma tristemente senza possibilità di bere alcolici :-)  Sempre rimanendo in oratorio, ricordo una festa dell'ultimo ben riuscita, nel bar gestito da Mirella, la festa del 1987 o del 1988, durante la quale, tra le altre cose ho memoria chiara di una performance del tutto sorprendente e inattesa di Pietro Vitali, l'arbitro, oramai da anni scomparso. Io in realtà lo chiamavo Piero. Quella sera, tutto preso e coinvolto, ha ballato un brano, con movenze e scatti perfettamente a tempo, veloce e coordinato. La canzone, che mi fa pensare fosse il 1987, è dei The Midnight's Moskow un gruppo temporaneo (gruppo si fa per dire) italiano, capitanato da un noto autore, e ha titolo Tovarisc Gorbaciov. Una canzone che, come spesso fu per il commerciale e disco anni ottanta, se ci si informa rivela retroscena curiosi su origine e testo. Sono cambiate tante cose. Lo scoccare della mezzanotte dava il via ai fuochi d'artificio, oggi vietati, e a bombardamenti controllati che duravano parecchi minuti. In città per quasi tutto dicembre e oltre, scoppiavano saltuariamente dei raudi; petardi tanto facili da reperire, quanto pericolosi. Io li acquistavo in corso Mameli. Ma anche in oratorio, se non ricordo male, avevamo un rivenditore di rilievo :-)

La composizione, la posa, la neve. Ci sono: Giacometti, poi mi sembra sia la mamma dei gemelli Ivan e Mario Pioselli, Dimitri, Christian Modena, Carlo Poli; Claudio Panni e Fabrizio Ardesi. Non riconosco tutti i ragazzi.



LA NEVICATA DEL GENNAIO 1985
Verso la metà del gennaio 1985 è iniziata una nevicata. Si è fatta poi insistente fino a sembrare interminabile. Come spesso accade nella vita, un evento che ci disturba, ci crea disagio, ci mette in difficoltà o ci fa soffrire, ripensandolo anni o decenni dopo lo si vede come un episodio incredibile e indimenticabile della nostra vita se non addirittura della nostra storia.

Immagine ricevuta grazie all'aiuto e al passaparola di Mauro Agretti (Cilù); donata a Sanfablog dalla Gabry della forneria di Contrada del Carmine. Al tempo, nel gennaio 1985, di quella neve non se ne poteva più. Ma quella città, quasi sotterrata dal bianco della neve, si è nei decenni trasformata in uno dei ricordi più incredibili in assoluto. Nella foto, Gabriella è all'esterno del suo negozio. Posso intuire si tratti del gennaio 1985, mese della storica nevicata. Anche se in realtà la neve a lato strade e piazze ci è rimasta fino al mese successivo e oltre. Il cartello appeso forse era stato posto su una barriera di delimitazione lavori, tipo ristrutturazione edilizia, che era un classico al Carmine in quegli anni. Provvisoriamente il cantiere avrà messo in ombra o nascosto il negozio ai passanti. Sorprendente l'altezza in centimetri della neve sulle auto, su tetti e balconi, sulle panchine o riunita a cumuli a lato delle strade dai mezzi di soccorso. Ci siamo ritrovati in una città mai vista prima. Si camminava come e dove si poteva e di tanto in tanto dai tetti cadevano mucchi di neve. Bambini  felici, a fare i matti, e adulti incazzatissimi con la neve, con il ghiaccio scivoloso, con tutto. Qualche genitore camminava tenendo stretta una corda tesa, trainando a mano il figlio seduto in un bob di plastica o in una mini slitta.

Fulvio (il Barba) aveva preso in gestione il bar ACLI di via Rocca in quei giorni della nevicata, subentrando alla famiglia Ballini. Con Fulvio c'erano anche la moglie Eva, la figlia Silvia e due dei nonni di Silvia. Posso datare con certezza gennaio 1985 il ricordo delle veloci discese su slitta artigianale dalla lunga scalinata che scende dalla via del castello fino a pochi metri proprio dal cancello d'entrata per l'ACLI e l'oratorio. Oggi il bar non c'è più. Neve e ghiaccio l'avevano trasformata in uno scivolo, molto pericoloso, e proprio per quel particolarmente invitante per dei giovani pazzi. Qualcuno aveva abbandonato lì vicino ,oltre la siepe, due ante di una porta d'ingresso. Siepe che oggi non c'è più. Le abbiamo utilizzate a mo' di slitte. Prima pochi scalini per valutare velocità e rischi, poi qualcuno di più, poi altri ancora, infine da sopra fino a scendere e arrivare in strada a tutta velocità, con automobili che di tanto in tanto transitavano. Nonostante la limitata larghezza della scalinata, non contenti abbiamo iniziato anche a scendere in due per volta, affiancati, ciascuno seduto su mezza porta. Una gara di velocità. Arrivati di sotto, spesso si attraversava interamente la strada fino a fermarsi con i piedi contro il muro di fronte. A quella serata folle era presente anche Gianni Zampedri e proprio lui mi ha ricordato di partite serali al buio in campo in oratorio, durante le quali più che altro ci si tuffava. Si affondava. Si improvvisavano lotte.

Mi ricordo pure io e mio fratello insieme a un altro ragazzo, a spalare la neve in una villa in Maddalena. Un altro giorno in castello, a scendere velocemente su scivoli di neve improvvisati, con i sacchi neri da immondizia trattenuti sotto il culo.


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